La coltivazione del grano in Sardegna ha origini antichissime, che risalgono al Neolitico, circa 6000-4000 aC. In questo contesto si trovano le prime cultivar, Triticum durum e Triticum aestivum, che hanno rappresentato l’inizio della cerealicoltura. L’impero romano ha trovato in Sardegna il suo “granaio”, principalmente in Marmilla, Trexenta e Sarcidano.
Il grano biologico in Sardegna
Intorno al 1300, la Sardegna già vantava una discreta attività molitoria e di produzione di pasta, tradizione che ha continuato ad evolversi fino al XX secolo con la diffusione della varietà più coltivata, il Senatore Cappelli. Questo cultivar, molto alta, oggi è molto apprezzata, ma inizialmente presentava il problema dell’allettamento: durante forti acquazzoni il grano cadeva a terra, rendendo difficile la raccolta.
Per affrontare queste difficoltà, sono stati introdotti processi di ibridazione che hanno portato alla selezione di varietà più resistenti, come Karel, Simeto e Creso. La modernizzazione agricola e la rotazione delle colture hanno favorito una produzione intensiva sostenuta da forti concimazioni.
Gli anni ‘80 furono un periodo di grande prosperità per il grano nell’isola: la produzione aumentò, sostenuta anche dai contributi economici del settore. Un ettaro coltivato a grano duro riceveva un’integrazione di un milione di lire, e i prezzi di vendita raggiungevano i 42 mila lire al quintale. Con l’abolizione delle integrazioni e l’aumento dei costi per sementi, concimi e trattamenti fitosanitari, la superficie coltivata a grano in Sardegna ha subito una forte contrazione, passando da circa 185mila ettari tra la fine degli anni ‘50 e l’ inizio dei ‘60, a meno di 40mila ettari nel 2016.
Oggi c’è un ritorno ai vecchi modi di coltivazione, con una riscoperta del biologico in risposta alle preoccupazioni legate in particolare ad allergie e intolleranze al glutine. Nonostante le minori rese, la qualità del grano prodotto con metodi biologici è elevata e permette di riscoprire il vero valore del nobile cereale.
Peculiarità e caratteristiche del grano biologico
Il grano biologico rappresenta una scelta di qualità e salubrità. Privo di concimi chimici e diserbanti, si distingue per una maggiore digeribilità. Il grano coltivato secondo i principi dell’agricoltura biologica non subisce, infatti, l’esposizione a prodotti potenzialmente dannosi per la salute.
Attraverso pratiche sostenibili e tecniche agronomiche avanzate, il grano biologico raggiunge livelli ottimali di proteine. La fertilizzazione organica, basata sull’impiego di compost e letame integra in modo efficace il ciclo colturale, arricchendo il terreno.
L’uso della rotazione colturale, con l’avvicendamento tra grano e leguminose, contribuisce alla rigenerazione del suolo e alla produzione di azoto, fondamentale per la crescita e la qualità del raccolto.
L’alternanza con leguminose, nota per la loro capacità di fissare naturalmente l’azoto atmosferico nel terreno, apporta un beneficio, permettendo al grano biologico di svilupparsi in modo vigoroso e sano. Il risultato è un prodotto di alta qualità, nutriente e sicuro, che rispecchia tradizioni agricole e ambiente.