La Sardegna vanta diverse aree geografiche tradizionalmente dedicate alla cerealicoltura, in particolare alla coltivazione del grano duro. Tra queste, la Marmilla è sicuramente una delle regioni più rappresentative. Questa vasta subregione, si estende da Sanluri, porta del Campidano, verso l’interno, comprende centri come Lunamatrona e Pauli Arbarei. Anche nell’Alta Marmilla, che include comuni come Asuni e Ales la coltivazione del grano ha sempre rappresentato una scelta obbligata, dettata dalla mancanza di risorse idriche per altre colture irrigue come mais. Oltre alla Marmilla, altre subregioni quali la Trexenta e il Sarcidano presentano una tradizione consolidata nella coltivazione del grano duro, con centri agricoli di rilievo come Guasila, Nurri e Orroli.
I Luoghi di produzione
Anche nel Parteolla, la coltivazione del grano è ben radicata.
Altre aree rilevanti includono Gonnosfanadiga (Monte Linas)
e Villaurbana (Grighine).
Nel basso Campidano troviamo Nuraminis e Monastir e Ussana.
Al nord la piana di Ozieri.
La coltivazione del grano: i metodi
La cerealicoltura biologica rappresenta un ritorno ai metodi antichi, offrendo un approccio sostenibile e rispettoso dell’ambiente. Questo metodo, ormai scelto da molti agricoltori, riduce al minimo l’impiego di prodotti chimici e si basa su tecniche che ripristinano la fertilità del suolo.
Uno degli aspetti centrali del metodo biologico è la rotazione delle colture, fondamentale per mantenere la fertilità del terreno.
Le rotazioni prevedono la coltivazione di diverse colture erbacee: si inizia con il grano, seguito da una leguminosa e infine una coltura da rinnovo.
Prima della semina, si procede con una concimazione pre-semina, utilizzando letame o fertilizzanti organici pelletati.
Un’erpicatura preparatoria aiuta a controllare le infestanti e promuove la mineralizzazione del terreno.
La scelta delle cultivar è cruciale: occorre selezionare varietà biologicamente certificate e resistenti alle malattie fungine, e seminare a densità moderata, solitamente tra due e tre quintali per ettaro, per garantire lo sviluppo ottimale delle piante.
Il controllo delle infestanti è realizzato mediante la tecnica della strigliatura, che contribuisce a mantenere aerato il terreno. Durante il periodo di accestimento, la strigliatura viene eseguita in direzione opposta rispetto alla precedente. I trattamenti fitosanitari, ridotti al minimo, vengono effettuati a base di rame, come ossido di rame con l’aggiunta, dopo alcune settimane, di funghi micorrizici utili a rinforzare il sistema di autodifesa delle piante.
Nella fase di levata, un’ulteriore strigliatura può essere necessaria per prevenire malattie come la ruggine, con trattamenti a base di zolfo, che migliorano anche la qualità delle cariossidi. Nella fase finale della coltura, quando la spiga è pienamente formata, si utilizzano trattamenti a base di rame e zolfo. Al termine del ciclo, il grano biologico è pronto per la raccolta per poi giungere, dopo la lavorazione, sulle nostre tavole.